Walter Guadagnini – Viaggi fotografici

Arte, scienza, documentazione, passatempo: da subito la fotografia è tutto questo, e da subito anche i viaggiatori si muniscono della straordinaria nuova invenzione in occasione dei loro spostamenti, dovuti alle più svariate ragioni. “Pour compter les millions et millions d’hiéroglyphes qui couvrent, même à l’extérieur, les grands monuments de Thébes, de Memphis, de Karnak, etc, il faudrait des vingtaines d’années et des lègions de dessinateurs. Avec le Daguerréotype, un seul homme pourrait mener à bonne fin cet immense travail. Munissez l’Institut d’Égypte de deux ou trois appareils de M. Daguerre”: così già nel 1839 François Arago presentava e suggeriva uno dei molteplici utilizzi possibili del mezzo, quello documentario, legato alla conoscenza e allo studio delle civiltà lontane, nel tempo e nello spazio. Un suggerimento che darà vita, di lì a poco, a campagne fotografiche fondamentali nella storia dello strumento e, più in generale, in quella della conoscenza. Spedizioni che spesso, peraltro, si svolgono in corrispondenza di campagne militari, in un’epoca che segna il trionfo dell’espansione coloniale europea nei continenti africano e asiatico. Storici, scienziati e militari si possono dunque annoverare in senso lato alcuni tra i primi viaggiatori fotografici: per essere più precisi, archeologi, antropologi, etnologi, studiosi della Bibbia, tutti si muovono verso terre sino ad allora (quasi) incognite, accompagnati dai fotografi che rimandano a quanti sono rimasti a casa le sorprendenti e mirabili immagini di paesaggi, popolazioni, monumenti, mai visti prima con tale fedeltà all’originale, rendendo il mondo più piccolo e all’apparenza alla portata di tutti.
Ma insieme a loro si muovono anche gli artisti e gli intellettuali, che in quegli stessi luoghi vanno a cercare nuove fonti di ispirazione, e conferma di quanto appreso nei libri che hanno studiato nelle loro gioventù. È la pratica del Grand Tour, in voga dal XVII secolo tra i giovani della nobiltà prima e della borghesia nordiche poi, il viaggio di formazione verso le culle della civiltà occidentale, l’Italia, la Grecia, l’Egitto, il Medio Oriente. Anche in questo caso, il viaggio fotografico è fonte di conferme – di quello che si sapeva e soprattutto pensava già – e di sorprese, destinate a influenzare anche l’evoluzione dell’arte, non solo fotografica, nei decenni a venire. I nomi più noti di questi primi, grandi fotografi viaggiatori, le cui immagini sono spesso al confine tra documentazione e arte, sono quelli di Maxime Du Camp, Felix Bonfils, Francis Frith, Roger Fenton, James Bedford, John Thompson, Samuel Bourne, Felice Beato.
Infine, non bisogna dimenticare che la fotografia nasce in un’età di grandi invenzioni, tra le quali spicca quella della ferrovia: ed è proprio a uno storico, brevissimo viaggio da Leicester a Loughborough, organizzato da Thomas Cook nel 1841, che si fa risalire la nascita del turismo organizzato, una pratica che si accompagna naturalmente, come sappiamo per esperienza diretta, a quella fotografica. Quando, alla fine del XIX secolo, le macchine fotografiche saranno a disposizione di una massa imponente di turisti, non ci sarà più bisogno dei professionisti, e ognuno si creerà il proprio album di ricordi esotici, da sfogliare insieme ai parenti e agli amici al rientro tra le mura domestiche.