Mostra di Giugno 2023


A.I.

Come ormai da tradizione, tutto quello che è accaduto nel secondo semestre dell’anno accademico 2022/2023 all’interno del corso di Fotografia trova sfogo in un magazine cartaceo: agli studenti è stato chiesto di lavorare sul tema, inteso in maniera molto ampia, dell’Intelligenza Artificiale, che a noi docenti è sembrato il giusto prosieguo di quanto assegnato lo scorso anno, ovvero il tema del Meme.

I progetti sono stati realizzati dagli studenti, riunitisi in piccoli gruppi, da marzo a maggio, dopo avere affrontato, come da consuetudine, una lunga successione di revisioni, frontali e pubbliche, settimanali.

A metà percorso abbiamo avuto modo di ospitare nuovamente un intervento di Giacomo Mercuriali, figura poliedrica fortemente interessata alle nuove tecnologie, sia da studioso che da artista, e che anche quest’anno ha firmato il testo critico che trovate nelle pagine successive.

Consapevoli che riuscire a lavorare su di un tema eccezionalmente contemporaneo come l’Intelligenza Artificiale fosse un’impresa pressoché impossibile, abbiamo chiesto ai ragazzi di ragionare sulle questioni emerse globalmente nell’ultimo anno attorno alle più recenti novità tecnologiche in termini di produzione di immagini e testi mediante l’utilizzo di algoritmi come Midjourney, DALL·E, Stable Diffusion, ChatGPT, etc…

La consegna prevedeva di poter utilizzare attivamente questi strumenti per dare forma a qualcosa di nuovo così come semplicemente di indagarli senza nemmeno interfacciarvisi concretamente. Il punto per noi è stato quello di porsi delle domande riguardo lo stato attuale dei fatti, guardando il soggetto della nostra ricerca a 360 gradi, senza pregiudizi, come abbiamo sempre provato a fare all’interno del nostro corso.

Il risultato è stato come sempre estremamente variegato e i temi indagati sono stati dei più disparati: ci sono progetti che hanno parlato di questioni sociali, politiche ed economiche come pornografia, fake news, pop culture, industria farmacologica, storia dell’arte, ma anche chi ha rivolto il proprio sguardo verso indagini di tipo meta-linguistico, ragionando sulla struttura di questi nuovi e potenti strumenti, muovendosi dallo studio dell’inedito rapporto che si instaura tra uomo e algoritmo, al sondare l’apparente consapevolezza che l’algoritmo stesso sembra avere di sé, oppure ancora qualcuno di loro si è chiesto chi si celi dietro queste ormai grandi società e che tipo di risposte possano fornirci nel momento in cui proviamo a interpellarli.

Insomma, anche quest’anno proviamo a offrirvi uno sguardo in grado, si spera, di dare anche qualche risposta a qualcosa di imprendibile e fluido come il presente quando si rivolge al futuro.

In parallelo a A.I. è stato realizzato un progetto di scrittura basato su prompt di fotografie: Forse ho bruciato un po’ il pollo.

Forse ho bruciato un po' il pollo


Progetto di scrittura realizzato dagli studenti al primo anno del Corso di Nuove tecnologie per l'arte


Stanco di dire e sentir dire che i giovani d’oggi non leggono e dunque tantomeno amano scrivere, un professore di fotografia di un’accademia di belle arti tenta l’impossibile e propone ogni paio di settimane ai suoi studenti del primo anno una serie di fotografie. Sono fotografie significative della storia del mezzo fotografico, ma gli studenti dovranno usarle solo come libero punto di partenza per scrivere un racconto breve o quant’altro preferiranno. Immagini, dunque, proposte per immaginare.
Questo libro raccoglie un’ampia selezione dei risultati prodotti in un anno da giovani che, pare, con la scrittura hanno ancora qualche rapporto. Sono testi a tratti felici e riusciti, a volte ingenui, nei quali si riconoscono bene influenze di ogni tipo, anche dei molti media dei quali ci nutriamo. È stata una maratona, che come tutte le maratone ha visto molti man mano ritirarsi o perdere slancio.
Ma il professore è contento, ha già voglia di ripetere l’esperienza, e si chiede se a chi ha partecipato sia cresciuto il piacere di scrivere e se agli altri magari crescerà quello di leggere. L’importante, pensa, è riuscire in entrambi i casi a immaginare.

Luca Andreoni