Don’t be scared

Milena Galizzi

Il progetto Don’t be scared indaga la situazione dell’esilio e della segregazione del popolo palestinese nelle terre occupate dall’esercito israeliano nel 1948, durante gli eventi noti come Nakba.
Attraverso immagini d’archivio, collage tridimensionali e la grafica tipica del meme si crea una narrazione critica riguardo il controllo sulle vite delle persone e sul territorio colonizzato. Le bandiere e le grafiche da manifesto si presentano come un simbolo della rivendicazione dei diritti di un popolo oppresso e non riconosciuto, mentre la loro voce si risuona negli slogan di queste immagini.

Donna in abiti tradizionali, Ramallah, 1918
Donna in abiti tradizionali, Ramallah, 1918
Mappa dei villaggi sotto dominio palestinese (verde), israeliano (blu) o distrutti durante la Nakba (rosso).
Donna in abiti da cerimonia, Ramallah, 1946
(traduzione) Libertà per il popolo palestinese
Veduta aerea di Bethany, evidenziato in rosso il quartiere palestinese
Jarisha 1938, Yarkon Park di Tel Aviv 2019. Parco costruito sulle rovine del villaggio distrutto.
Quartieri palestinesi di Jaffa prima della demolizione, 1974.

Il 15 maggio 1948, ha inizio la Nakba, la catastrofe palestinese caratterizzata dall’occupazione e dalla distruzione dei villaggi locali da parte dell’esercito israeliano e che ha causato l’esodo di migliaia di persone verso le roccaforti della cultura araba all’interno dello stato, come Ramallah, negli stati vicini, come Libano e Siria, oppure verso l’Europa e l’America.
Da quell’anno Israele controlla ogni aspetto della vita dei palestinesi che vivono il proprio esilio in Cisgiordania e a Gaza, costretti a vivere in enclave sempre più piccole e frammentate in cui subiscono continui soprusi da parte dell’esercito e dei civili israeliani volti alla distruzione delle coltivazioni palestinesi, rendendo molto difficile la loro sopravvivenza e aggravandone le condizioni di povertà e salute. Queste angherie nascondono il tentativo colonialista di spingere i palestinesi che ancora vivono a Gaza e in Cisgiordania ad abbandonare la propria terra, lasciandola totalmente nelle mani di Israele.

In settantadue anni il principale obbiettivo di Israele e delle sue linee politiche è stato di eliminare le tracce dei villaggi distrutti, la storia e la cultura palestinese, negando loro il diritto di raccontare la storia dal loro punto di vista fino a negare l’identità stessa del popolo e, in alcuni casi, della sua esistenza e della Nakba.
Particolarmente importante è la pratica del greenwash, ovvero il controllo del territorio e del paesaggio che si manifesta con la riforestazione di ampie zone che un tempo ospitavano villaggi palestinesi, distrutti nel 1948 o negli anni successivi. Lo scopo è duplice: eliminare le tracce delle azioni militari di Israele e impedire la possibilità del ritorno del popolo palestinese.

Il pino d’Aleppo è stato ampiamente utilizzato per questo scopo: quest’albero non è endemico e si comporta come una pianta infestante nei confronti della flora tipica del territorio, soppiantando ulivi e cedri libanesi. Esistono zone della West Bank in cui avviene una convivenza “forzata” tra le due popolazioni, come le città di Gerusalemme, Betlemme e Hebron, dove i palestinesi sono rinchiusi in quartieri tutti dotati di checkpoint. Questi varchi spesso restano chiusi per giorni, impedendo il passaggio delle persone che lavorano nelle zone ebraiche sia per recarsi al lavoro che per rientrare nelle loro case. In questi quartieri-ghetto spesso viene tagliata la corrente, la rete internet e l’acqua e ogni giorno gli abitanti devono subire le prepotenze della popolazione israeliana e i raid notturni, gli attacchi con lacrimogeni e bombe a mano dell’esercito.

Tutto questo fa parte delle politiche coloniali che Israele adotta per spingere la popolazione palestinese a lasciare “volontariamente” le proprie terre e le proprie case, perpetrando l’idea di pulizia della razza e del territorio occupato. Questo è il modo in cui le enclave palestinesi si sono sempre più ristrette per quanto riguarda il territorio della Cisgiordania, che oggi si presenta come un arcipelago di frammenti isolati e tra i quali è impossibile muoversi a causa delle pressioni del governo e dell’esercito. Nel tempo i palestinesi hanno avviato diverse pratiche di resistenza: dalle tre Intifada, le rivolte armate contro la dominazione israeliana avvenute nel 1986, nel 2008 e nel 2015; fino alle nuove pratiche online di diffusione di informazione, di archiviazione delle memorie della Nakba e di contro mappatura dello stato.

Queste nuove pratiche sono l’evidenza della complessità che ha raggiunto oggi la realtà del conflitto israelo-palestinese, che si combatte sia sul terreno fisico che nello spazio virtuale della rete, in cui abbondano testimonianze scritte, fotografiche e videografiche che raccontano la vita nella West Bank e sulla striscia di Gaza. Queste testimonianze sono raccolte in siti che fungono da archivi e che permettono a contenuti che sarebbero bloccati dal governo israeliano di raggiungere la diffusione globale.

L’utilizzo della rete viene però ostacolato dal governo in termini di limitazione di banda permanente, di controllo e rimozione di alcuni contenuti o profili su piattaforme globali come Facebook, Twitter e Google street view, e di limitazione della visibilità di associazioni palestinesi e contenuti filopalestinesi tramite i motori di ricerca. La realtà del conflitto israelo-palestinese, delle sue conseguenze e degli equilibri in medio Oriente è oggi più complessa che mai e si snoda su tutti i livelli culturali, sociali e tecnologici sia locali che globali. Il progetto Don’t be scared non analizza queste situazioni nel dettaglio, ma si pone come spunto di riflessione e di origine per farsi delle domande. 

L’argomento del greenwashing è approfondito nel progetto Over the ruins of Palestinian Earth, realizzato per il corso di Sistemi Interattivi.
https://clorofilla.accademiabellearti.bg.it/cat-clorofilla-9/12-sistemi-interattivi

La quotidianità nei territori occupati è approfondita nel progetto Inshallah, realizzato per il corso di Progettazione Multimediale.
https://youtu.be/oOr7HomSeFY

Link utili

Notiziari specializzato sull’attualità in medio Oriente
http://nena-news.it/
https://electronicintifada.net/

Archivi di testimonianze
https://www.nakba-archive.org/
https://www.paljourneys.org/en/timeline/highlight/10514/architecture-and-urban-planning-palestine
https://wearenotnumbers.org/
https://www.facebook.com/MemorialHashemAZZEH/
https://www.palestinianspodcast.com/

Siti di contro-mappatura
https://www.palestineremembered.com/
https://zochrot.org/en/site/nakbaMap

Artisti/Progetti

https://www.visualizingpalestine.org/
http://www.rafeefziadah.net/about/
https://www.taysirbatniji.com/
https://www.activestills.org/

Progetto videografico sulla quotidianità dell’esilio
https://www.btselem.org/video-channel/camera-project