CAPSULA R.M.S.

Sofia Agni, Marika Pezzotta, Roberta Ragazzi

Il progetto si occupa del controllo delle paure che l’uomo cerca di esorcizzare tramite l’intrattenimento legato all’immaginario horror. Tra i vari media che coinvolgono il genere horror, nei videogames il giocatore può far agire al suo posto un personaggio in situazioni che nella vita non affronterebbe mai, che così può fronteggiare senza reali conseguenze. Si è quindi realizzato un gamebook horror che includesse un certo numero di comuni paure e fobie, spostandolo poi dalla carta al web per aumentarne l’interattività. Il materiale visivo è costituito da screenshots da videogame preesistenti che hanno permesso di fornire un grande numero di ambientazioni, diverse ma graficamente coerenti.

CAPSULA R.M.S.

La paura ci accompagna fin dalla nostra comparsa sulla Terra ed è fautrice di gran parte delle azioni che hanno portato i nostri antenati a progredire. Essa è quindi al contempo nostra nemica e alleata; seppur terribile nelle sue manifestazioni, ha portato la nostra specie a spingersi sempre più in là per trovare un riparo dalle ostilità della vita, siano esse reali o fittizie; ha svolto talmente bene la propria funzione da arrivare, in certi casi, a estinguere le dinamiche per cui originariamente era utile la sua manifestazione, restando però radicata nel nostro DNA.

Oggi ci troviamo spesso in situazioni in cui la paura si manifesta in noi, e non sappiamo spiegarci il motivo. Essa è, di fatto, un’emozione con la quale ci confrontiamo quasi ogni giorno, e che di norma disprezziamo; ma ciò che è peggio, difficilmente abbiamo i mezzi per controllarla, almeno direttamente. E quando l’uomo non può agire direttamente, si trova a combattere per vie traverse, anche le più impensabili.

La mole di strategie che l’uomo ha adottato per esercitare il proprio controllo sulle paure è notevole. Sono notevoli, tra l’altro, i mezzi che hanno coinvolto le strade dell’arte, della creazione e della narrazione, in particolare se all’ambito della creatività si unisce il concetto di (apparente) controsenso, di cortocircuito. Basti pensare, ad esempio, all’insieme dell’immaginario horror, sviluppato in pellicole, libri, videogiochi ed esperienze d’intrattenimento di vario genere (vedi le case stregate, le escape room e simili). Queste possibilità soddisfano bisogni che vanno oltre la mera distrazione, perché ci fanno sperimentare il controllo sulla porzione di paura che non possiamo esercitare nella vita reale, ma che grazie a esse diventa possibile, permettendo allo spettatore di fare esperienza dell’ansia in una condizione controllata e sicura, in quanto di ovvia finzione. Dunque, oltre al divertimento, alla base dell’horror risiede una funzione simile a un vaccino: tenere sotto controllo le ansie, da parte dello spettatore, può aiutarlo a relativizzare e gestire in miglior misura le paure della propria vita, certamente meno cruente ma molto più pericolose in quanto reali.

È inoltre interessante notare come nella stragrande maggioranza dei casi lo spettatore sia all’oscuro di questa dinamica: ci si approccia al genere horror semplicemente perché lo si considera divertente o rilassante. È curioso, apparentemente, come la psicologia e la chimica permettano di definire “rilassante” un mezzo che stimola le parti più primordiali del nostro sistema nervoso, facendoci tremare di paura e scatenando le nostre risposte corporee. Queste reazioni dipendono dal fatto che l’amigdala, la zona che si occupa dei campanelli d’allarme, una volta attivata mette da parte le funzionalità del lobo frontale, che invece si occupa delle elaborazioni complesse. In poche parole, l’attivazione dell’amigdala permette di disattivare momentaneamente il flusso di pensieri che specialmente durante un brutto momento abbiamo bisogno di spegnere. Alla luce di tutto questo, è interessante accorgersi del fatto che per fuggire dalle preoccupazioni della vita ne creiamo di nuove, adrenaliniche, che ci fanno temporaneamente smettere di pensare a quelle precedenti. Anche questo è un tentativo di controllo, una strategia elaborata a nostra insaputa dalla nostra mente.